Mitologia romana
Maia



Già nelle piú arcaiche invocazioni, la cultura romana delle origine riconosce in Maia una divinità protettrice, sovente associata a Vulcano. Il suo nome, che nella forma piena è appunto Māia Volcani, può essere ricollegato all’aggettivo di grado comparativo māior, māius, “maggiore”, il che parrebbe indicare che si tratti di una divinità connessa con la crescita e lo sviluppo: una divinità della primavera. E d’altronde, è proprio lei a dar nome, Māius, al mese di maggio.
La dea veniva onorata il primo giorno di maggio, e in occasione delle idi, ovvero il 15 del mese. Ancora, si usava ricordarla durante la celebrazione dei Volcanalia, che si tenevano il 23 di agosto. Durante le celebrazioni delle calende di maggio era proprio il Flamen Volcanalis, sacerdote del dio, che offriva in sacrificio alla dea una scrofa gravida al fine, presumibilmente, di propiziare la fecondità della terra.
L’associazione con Vulcano pone qualche problema di interpretazione: si può probabilmente inferire che, come Vulcano, anche Maia, è una divinità benefica del calore: nel caso della dea, il tiepido calore della primavera che favorisce la crescita; e l’intenso calore dell’estate nel caso del dio.
Tardiva è invece l’identificazione dell’antica dea con la Maia dei greci, che secondo la tradizione era madre di Hermes: e da qui, pure a Roma, si diffuse la credenza che Maia fosse la madre di Mercurio, il dio romano con il quale Hermes venne ad essere accostato.

28 ottobre 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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