Týr è il dio nordico della guerra. Appartenente alla stirpe degli æsir, egli è figlio di Óðinn, per quanto non manchi una
tradizione che lo indicherebbe come figlio del gigante Hymir (anzi, si tratta di un’affermazione fatta dal dio stesso, quando invita Þórr a recarsi con
lui presso la dimora del padre: considerando che Óðinn può essere considerato in senso lato «padre» di tutti gli dèi, forse
dovremmo accettare l’indicazione secondo cui Týr è figlio del gigante). Il suo nome deriva, attraverso il protogermanico *tīwaz, dalla radice
indoeuropea *DEIW-, da cui procede anche il sostantivo latino
deus.
Sappiamo che il dio della guerra ha una consorte (Loki si vantò di averla sedotta), ma il suo nome non è noto. Secondo il filologo Jacob Grimm
dovrebbe trattarsi della stessa dea che nell’area germanica occidentale è venerata con il nome di Zisa, e che condusse i germani a un’importante vittoria
contro i romani¹.
Attributi di Týr non sono solo il coraggio e il valore, ma anche la saggezza. Famoso è l’episodio in cui perse una mano, per far sí che il
lupo
Fenrir fosse incatenato: in quell’occasione il saggio Týr si sacrificò per garantire il mantenimento dell’ordine
dell’universo. Nel giorno dei Ragnarök il dio della guerra dovrà combattere il suo ultimo duello con il cane infernale
Garmr:
lo ucciderà ma lui stesso troverà la morte.