Mitologia greca
Mírmice



Formica Dobbiamo al grammatico Servio Mario Onorato, uomo eruditissimo vissuto a cavallo tra il quarto e il quinto secolo dell’era volgare, il racconto della triste storia di Mírmice, fanciulla vissuta in Attica e particolarmente cara alla dea Atena.
Il mito che qui riferiamo ha carattere eziologico: viene cioè narrato per spiegare una causa, ovvero il motivo per cui nella lingua greca la formica è denominata mýrmex, μύρμηξ. Mírmice era dunque era una giovane casta e laboriosa: aveva cioè le doti che facevano di lei una prediletta della dea protettrice dell’Attica. Il giorno in cui la dea inventò l’aratro per alleggerire la fatica degli uomini che lavoravano nei campi, Mírmice ebbe l’idea di perfezionare il nuovo strumento aggiungendovi un manico. Per superbia, la ragazza si vantò di aver migliorato l’invenzione divina, che a poco sarebbe servita senza la miglioria da lei apportata: e la dea, sdegnata, la trasformò in formica. Da quel momento Mírmice, e con lei tutta la stirpe delle formiche che da lei discende e prende nome, percorre i campi in cerca di frumento.
Con una certa fantasia, Servio Mario Onorato approfitta di questo racconto per offrirci una sua interpretazione del nome latino dell’insetto, ipotizzando una derivazione dalla radice del verbo fero, “portare”, e da quella del sostantivo mica, “briciola”.

26 ottobre 2020

La clip art raffigurante la formica che trovate su questa pagina è messa a disposizione dal sito creazilla.com.

Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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