Mitologia greca
La verginità di Atena



Potrà sorprendere, ma la diffusa convinzione che la dea Atena sia vergine può effettivamente essere messa in discussione. Pare in verità che su alcuni episodi sia stata operata una rimozione, per rafforzare l’idea della castità della dea.
Durante la guerra troiana Atena aveva bisogno di un’armatura e, poiché non intendeva chiederla in prestito a Zeus, si rivolse a Efesto, che le chiese in cambio una prestazione amorosa; la dea fraintese le sue parole, ritenendo che il dio fabbro intendesse soltanto dire che avrebbe prestato la sua opera per amore disinteressato, o magari finse di fraintendere. Quando Efesto tentò di abbracciarla, ella si divincolò e il dio zoppo eiaculò sulla sua coscia; Atena si ripulí con della lana, che poi gettò via con orrore: e poiché il seme di Efesto ingravidò la Terra, ne nacque un bambino, Erittonio, che poi però la dea volle adottare. Risulta però poco credibile che la dea della sapienza fraintendesse le pur trasparenti intenzioni di Efesto; per non dire della bizzarra circostanza che giungesse ad allevare come suo il figlio nato da un tentativo di stupro.
Ancora: almeno un mito pare essere stato modificato per proteggere la pretesa verginità di Atena: quello della violenza subita dall’impetuoso Borea (che d’altronde gli ateniesi hanno sempre considerato loro cognato), mito che in una versione successiva diventa quello della violenza operata su Orizia.
In verità la verginità di Atena è sempre stata affermata soprattutto dagli ateniesi, per i quali essa era diventata un simbolo dell’inviolabilità della città: questo ha portato a una serie di rimozioni e di epurazioni di miti precedenti.
Ancora va notato che Atena è la stessa dea che gli hittiti veneravano come Anath, patrona delle battaglie, che però non disdegnava la compagnia maschile, come quando si innamorò del cacciatore Aqhat e cercò di farsi regalare il suo arco.
Non sono elementi sufficienti a trarre conclusioni, ma qualche dubbio può sorgere.

26 ottobre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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