Leggende metropolitane
Il criceto micidiale



Questa è la storia di una coppia di anziani che vivevano in campagna e un po’ isolati, con la compagnia di un vecchio cane, alcuni gatti che scorrazzavano liberi per il giardino, e un criceto.
Un giorno, con grande dispiacere dei vecchietti, il criceto morí. Una delle figlie, che viveva in città e andava ogni domenica a trascorrere la giornata con i genitori, decise di regalargliene un altro.
Acquistò dunque il simpatico animaletto, e lo portò ai genitori, nella sua gabbietta nuova, con tutti gli accessori del caso.
Una domenica, la ragazza si presentò a casa dei genitori, ma non le fu aperto. Preoccupata, suonò a lungo il campanello, ma senza ottenere risposta.
Alla fine si rivolse a dei vicini altrettanto anziani (vivevano in una villetta poco lontano), che confessarono di non aver visto da qualche giorno i genitori della giovane.
Sempre piú preoccupata, la ragazza telefonò alla polizia, riuscendo infine a convincere i due agenti che erano venuti per un sopralluogo a sfondare la porta di casa.
E dentro casa, lo spettacolo che si presentò agli occhi della donna e degli agenti fu raccapricciante: sia i due anziani che il vecchio cane erano morti. Il cane era abbandonato nel pavimento del soggiorno, i due coniugi nel loro letto. L’aria, per tutta la casa, sapeva di morte. Il tanfo era insopportabile.
Ma tanto piú atroce si rivelò la verità, dopo una visita sommaria del medico di zona, e soprattutto dopo l’autopsia dei due vecchietti disposta dall’autorità sanitaria.
Gli anziani erano morti di peste. Una malattia che, sebbene solitamente veicolata dai ratti e generalmente assente nell’Europa civilizzata, può anche essere trasmessa (cosí almeno ci dice la leggenda) da altri roditori, compresi i criceti.
La leggenda, ancora una volta, fa leva sull’atavica paura delle malattie; e non c’è dubbio che la peste sia, se non la piú letale delle affezioni, certamente la piú evocativa.
L’idea che un morbo cosí orrendo possa abbattersi su di noi è spaventosa e inquietante.
Tuttavia, diversi elementi segnalano che siamo in presenza di una leggenda.
La peste viene trasmessa dal morso dei ratti; ammettendo che un criceto possa esserne infettato, e che la possa trasmettere all’uomo, e ipotizzando uno dei due coniugi forse stato morso dal roditore, dovremmo comunque ragionevolmente supporre che, ai primi segni di disturbi dello sventurato (o della sventurata) la coniuge (o il coniuge) avrebbe quantomeno chiamato soccorso. Risulta difficile ipotizzare che i due anziani non disponessero di un telefono o di un altro mezzo di comunicazione.
Dunque, la dinamica degli avvenimenti sarebbe la seguente: uno dei due sarebbe stato morso, si sarebbe ammalato, e avrebbe trasmesso l’infezione per via aerea. Gli esiti della doppia infezione sarebbero stati fulminei. Un quadro francamente ben piú che improbabile.
È strano anche che la scoperta dei cadaveri sia avvenuta in maniera cosí spettacolare; direbbe il buon senso che difficilmente la figlia devota che trascorreva tutti le domeniche dai genitori non avrebbe telefonato durante la settimana. Tutti questi elementi concorrono a indicare che i due anziani sarebbero stati praticamente abbandonati a se stessi (per lo meno, tra una domenica e l’altra). Ma allora, per ipotizzare e narrare una disgrazia, di tutto ci sarebbe bisogno tranne che di scomodare la peste.

24 maggio 2007


Se vuoi commentare questa leggenda, oppure comunicarne una versione alternativa, invia un’email al Webmaster dalla pagina dei contatti.

Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


← Precedente     Successiva →


linea

Torna al menu delle Leggende Metropolitane