Mitologia romana
I lemuri e le larve



Il sentimento di reverente timore nei confronti della morte, che accompagna il culto dei mani, costituisce l’aspetto fondamentale di una credenza molto diffusa a Roma: quella nei lemuri, ossia le anime dei defunti che ritornano alle loro case. Poiché questi ritorni disturbavano l’ordine naturale delle cose, era necessario scongiurarli. I lemuri avevano l’abitudine di manifestarsi soprattutto nel mese di maggio: per placarli, dunque, tra le none e le idi del mese¹ si tenevano le feste denominate Lemuria.
Nel sesto libro dei suoi Fasti, ai versi 429-446 il poeta Publio Ovidio Nasone spiega quali rituali venissero messi in atto per allontanare le anime dei defunti: alla mezzanotte l’uomo rispettoso degli dèi e memore degli antichi riti doveva alzarsi, in mezzo al silenzio, camminare senza sandali ma segnalare la propria presenza alle ombre schioccando le dita, onde evitare di vedersele comparire davanti; doveva quindi bagnare le mani in una fontana e gettare dietro di sé delle fave nere, ripetendo la formula: Haec ego mitto, his redimo meque meosque fabis, cioè: “Getto queste fave e per esse io riscatto me e i miei”. Lo scongiuro, ci informa Ovidio, veniva ripetuto nove volte: le ombre a questo punto avrebbero seguito l’officiante che, dopo aver nuovamente immerso le mani nell’acqua, doveva ripetere per nove volte la formula: Manes exite paterni, cioè “Allontanatevi, mani della mia famiglia”. A questo punto le ombre avrebbero lasciato la casa.
Benché talora i due concetti vengano confusi, è opportuno distinguere dai lemures le laruæ, un tipo ben diverso di revenant: in questa categoria rientravano le anime di uomini che erano stati malvagi in vita e che vagavano in preda all’angoscia, terrorizzando coloro che incontravano. Le larve potevano manifestarsi in ogni momento dell’anno, e non mancava loro la capacità di introdursi nel corpo degli uomini, determinando in loro uno stato patologico di possessione. Laruæ possono essere considerati, in senso lato, tutti gli spiriti maldisposti verso l’uomo che si manifestano con l’intenzione di nuocergli.
  1. I Lemuria cominciavano due giorni dopo le none del mese, si tenevano a giorni alterni e si concludevano due giorni prima delle idi, dunque: il 9, l’ 11 e il 13 di maggio.

22 ottobre 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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