Curiosità linguistiche
Rapido o veloce?



Parliamo di un aggettivo di uso piuttosto comune nella lingua italiana: rapido. Si tratta di una parola di utilizzo frequente e, come spesso accade a tali parole, il suo significato originario finisce per essere leggermente attenuato nella percezione dei parlanti. Il termine continua direttamente l’aggettivo latino rapĭdus, rapĭda, rapĭdum; nel quale si ritrova la stessa radice del verbo răpio, il cui significato è «rapire, afferrare, trascinar via». In effetti il significato dell’aggettivo latino si presenta abbastanza simile: rapidus è ciò che trascina, che travolge; «impetuoso», ecco una delle sue sfumature.
Da qui al significato aggiunto di veloce, in fondo, c’è uno slittamento semantico di poco conto. Ma non dimentichiamo mai che la qualità espressa da questo aggettivo non può essere attribuita a qualunque cosa sia veloce: bisogna essere veloci, sí, ma a determinate condizioni.
In latino rapidum può essere un flumen, un fiume; o tempus, il tempo; venenum, il veleno; rapida può anche essere un’oratio, un discorso: e chi può dubitare che un fiume, o il tempo, o un veleno, siano in grado di afferrarci, di portarci via con sé? o che un discorso, un bel discorso di Marco Tullio Cicerone, sia in grado di trascinarci?
Felice è a mio parere la denominazione di rapido che in italiano si è attribuita a certi treni: non significa che siano particolarmente veloci, ma ci dà un’immagine molto bella, del treno che ci porta con sé altrove, verso altra destinazione. Infelicissimo, il parlar di rapida consegna di un pacco: la consegna non ci porta via niente, anzi, fa proprio l’opposto. Si possono trovare migliori aggettivi per sottolineare che il servizio è reso in tempi brevi. Un aeroplano può essere rapido? Secondo me sí, poiché nel suo volo porta via con sé i passeggeri, e nel cielo crea una scia di vuoto che trascina.
L’uso comune a volte banalizza le parole, e dimentica di sfruttarne appieno le potenzialità; e che dire quando certe sfumature, che però proprio sottigliezze non sono, sfuggono anche a chi delle parole è studioso?
Tutti conoscono, o perché l’hanno studiata a scuola o tramite altre esperienze, la bellissima traduzione dell’Iliade di Vincenzo Monti. Traduzione di traduzione, questo è vero, ma quanto felice! Ricordate il piè veloce Achille? Ottima resa dell’omerico πόδας ὠκὺς Ἀχιλλεύς. Si capisce che qualunque moderno traduttore si trovi in soggezione, quando si accinge alla stessa opera cosí egregiamente svolta dal Monti; si capisce che in qualche modo voglia distinguere il proprio lavoro. Ma si può accettare che in una moderna versione dell’Iliade Achille divenga il piede rapido? A me non risulta che i piedi afferrino o portino via alcunché; vabbe’ che si parla dei piedi di Achille, ma a me qualcosa suona un bel po’ sbagliato. Purtroppo, io credo per il desiderio di distanziarsi dal testo del Monti, molti traduttori hanno finito per rendere in tal modo l’epiteto di Achille, con un risultato nel complesso inadeguato.

13 dicembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.

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