Mitologia ebraica
I peccati dei figli di Dio



Vi fu un tempo in cui gli angeli, che sono anche chiamati figli di Dio o figli del cielo, commisero peccati odiosi agli occhi del Signore. Queste creature, pur non essendo del tutto materiali, hanno caratteristiche corporali che li rendono in parte simili agli uomini: ad esempio, possono provar fame e sete, e possono riprodursi tramite i meccanismi della generazione. Ora accadde che, scesi sulla Terra, gli angeli si accorgessero delle donne mortali, che sono anche dette figlie dell’uomo. Non essendovi un genere femminile nella stirpe angelica, i figli di Dio concupirono dunque le femmine umane, e alcuni di essi generarono in loro dei figli. Si trattava di giganti, e a Dio non piacquero queste creature, e non permise che potessero avere vita perenne come i loro padri.
Gli angeli andarono anche oltre nella loro depravazione: presi da lussuria, cominciarono anche a giacersi con uomini e animali; inoltre il loro appetito era insaziabile e, benché Dio mandasse loro dal cielo della manna perché se ne cibassero, essi cedettero infine alla tentazione di nutrirsi di carne, contravvenendo a un divieto del Signore. Anzi, non solo si cibarono della carne degli animali, ma giunsero al punto di assaggiare la carne umana. Corrotti da queste oscene abitudini, gli angeli presero anche a emettere orribili flatulenze, intossicando la Terra con i loro gas pestilenziali.
Contemplando la Terra cosí inquinata e vedendo che, tranne Istahar e Naamah, tutte le donne mortali avevano giaciuto con gli angeli, Dio decise infine che il mondo intero andava purificato: non con le fiamme, ma con l’acqua. Fu cosí che decise di scatenare sul pianeta il diluvio universale.

2 novembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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