Leggende metropolitane
Un equivoco bizzarro



Ora vi riferisco una leggenda che mi è stata raccontata con grande convinzione da due persone diverse, abitanti in diverse città. Immagino che il fatto descritto potrebbe anche verificarsi, ma la spettacolarità degli eventi esposti e le palesi esagerazioni rendono chiaro che si tratta di una leggenda.
Una notte un automobilista ubriaco, alla guida di una berlina, superò a velocità sostenuta una macchina della polizia di stato. La vettura dell’automobilista era di un colore insolito (giallo secondo una versione, arancio secondo un’altra) e per colmo di sventura il faro anteriore sinistro era fuori uso.
Gli agenti presero a rincorrere l’autovettura pirata; quando il conducente si accorse di essere braccato, si diede alla fuga, e cominciò uno spettacolare inseguimento per le strade della città, o forse dell’altra città.
L’inseguimento continuò per qualche minuto, fino a che la vettura della polizia fu rallentata da un cane che improvvisamente attraversava la strada; intanto il pirata aveva svoltato un angolo.
Quando i poliziotti svoltarono per la stessa strada, ebbero la sorpresa di vedere che l’auto pirata aveva compiuto un’inversione a U e procedeva lentamente nella direzione opposta alla loro.
Immediatamente sbarrarono la strada all’inseguito, che fu costretto a frenare bruscamente.
A questo punto le due versioni che mi sono state riferite divergono:
Secondo la prima versione, dalla vettura scese un signore molto anziano e molto confuso. Gli agenti lo trassero in arresto, ma fu presto chiaro che l’uomo era appena uscito di casa (infatti abitava in prossimità del punto in cui era stato fermato) per comprare una medicina per l’asma per la moglie, altrettanto anziana e per di piú malata.
La vicenda si concluse con un’altra corsa sfrenata, questa volta di un’ambulanza che andava a soccorrere la vecchina.
Secondo la seconda versione, quando il conducente scese dall’auto fermata, uno dei poliziotti lo afferrò e lo sbatté con forza contro la vettura, provocandogli un sanguinamento alla fronte. Dalla macchina scese allora una donna che inveí contro gli agenti. Alla fine sia il conducente sia la donna furono tratti in arresto.
Dopo una notte in guardina, emerse una scomoda verità: i due erano appena usciti da un alberghetto in cui avevano consumato un atto d’amore clandestino; in effetti l’uomo era sposato, e non avrebbe neanche dovuto trovarsi in città, stando a quanto sapeva la moglie.
Si era trattato di un equivoco: per colmo di sventura, l’auto dell’uomo era simile come modello, e di identico colore, a quella del pirata; e aveva il faro anteriore sinistro fuori uso.
Il pirata, nel corso di quella stessa notte, era stato arrestato da una pattuglia dei carabinieri. La conseguenza di tutta la vicenda fu che i poliziotti subirono un bel rimprovero dal questore, e che l’uomo coinvolto nella sventura ebbe seri problemi matrimoniali.
Questa leggenda, nelle due sue varianti, sembra recare una doppia serie di implicazioni: per quanto riguarda la seconda versione, quelle moralistiche (il tradimento non porta niente di buono, se l’uomo non si fosse trovato dove non doveva essere non gli sarebbe successo niente di male e cosí via); per entrambe le versioni, e in particolare per la prima, quelle inquietanti: qualcosa di brutto può succedere a chiunque in qualunque momento, e non c’è proprio modo di evitarlo.

20 maggio 2007


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Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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